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TURI: AGENTE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA CONDANNATO PER MINACCIA A GIORNALISTA: SE E QUALI PROVVEDIMENTI PRENDERÀ IL CARCERE DI TURI?

Diciamolo subito: si tratta di decreto penale di condanna con pena sospesa, pertanto l’imputato potrà eventualmente appellare la sentenza (cosa che ad oggi non ci risulta, in caso contrario sarebbe diventata definitiva considerando che sarebbero trascorsi i 60 gg per poter esercitare tale diritto).

Ma andiamo con ordine.

E’ bastato un servizio di Quinto Potere il quale raccontava una presunta violenza, caratterizzata da percosse, calci e pugni, subita da una donna dal suo ex marito, raccontata direttamente dall’involontaria protagonista, per scatenare l’ira di questo, agente della Polizia Penitenziaria presso il carcere di Turi, ritenendo colpevole (non abbiamo ancora capito di che cosa) un giornalista della testata diretta da Antonio Loconte.

Secondo l’agente, quel servizio non doveva essere pubblicato e per tali ragioni ha cominciato man mano a minacciare il giornalista, con frasi del genere:” Sarò la tua Ombra” oppure, “ Stai attento che per morire basta un nonnulla”.

Fatti che hanno costretto l’inviato di Quinto Potere a denunciare tutto alla Polizia nel mese di marzo 2023.

A luglio dello stesso anno arriva la sentenza, o meglio, il decreto penale di condanna nei confronti dell’agente. Colpevole del reato ascritto.

Aldilà dei fatti contestati in sentenza, la nostra attenzione la rivolgiamo al carcere di Turi: cosa intende fare? Ha in mente di aprire un procedimento disciplinare?

La questione non è di poco conto.

L’agente è una persona che potrebbe utilizzare l’arma di servizio anche fuori dal carcere, cosa che accadde purtroppo al povero Umberto Paolillo, ex agente di Polizia penitenziaria morto suicida tre anni fa circa, quando, portando via dalle mura del carcere l’arma di ordinanza decise di compiere l’estremo gesto.

E’ pacifico che la preoccupazione del giornalista, vittima della minaccia ( compreso quella di morte) sia ai massimi livelli. Quanti fatti di cronaca conosciamo di delinquenti che dalle parole sono passati ai fatti?

Esaminando i fatti probabilmente un intervento tempestivo del carcere sarebbe doveroso e per tali ragioni ribadiamo i nostri interrogativi: Cosa intende fare il Direttore del carcere di Turi? Rimanere inerte o procedere? Pensare che lo cosa sia di poco conto o che potrebbe avere epiloghi pericolosi?

In attesa di risposte a questi interrogativi, noi rimaniamo a completa disposizione.

Massimo Sportelli