PICCHIA EX MOGLIE MA I SOCIAL SI SCHIERANO CON IL CONDANNATO
Nei giorni scorsi, abbiamo pubblicato l’articolo che riguarda le condanne ricevute dall’Ispettore capo che presta servizio presso il carcere di Turi, Gaetano De Michele.
Lo ribadiamo. In merito alle lesioni, si tratta di condanna in primo grado ed oggetto di appello. In merito alla minaccia, si tratta di decreto penale di condanna, anche questo oggetto d’impugnazione.
In merito alla presunzione di innocenza, vogliamo chiarire un aspetto ai tuttologi del web.
Dopo la pubblicazione dell’articolo, i sapientoni del web, nominavano il principio di non colpevolezza invano, senza avere alba sia di che cosa si tratta sia della lingua italiana.
Ringraziamo questi signori, ma non abbiamo bisogno di lezioni in tal senso. Questo principio costituzionale, lo conosciamo benissimo, e se permettete, abbiamo piena scienza e coscienza di quello che scriviamo.
L’art. a cui facciamo riferimento è il 27 della costituzione, il quale recita testualmente « L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva».
Questa locuzione, non è difficile da tradurre, basta avere una minima conoscenza della lingua italiana ed il gioco è fatto.
Il titolo dell’articolo (che riportiamo sotto in foto) parla chiaramente italiano: ISPETTORE CAPO DE MICHELE: CONDANNATO PER LESIONI E MINACCIA.
Egregi tuttologi, dove avete letto il termine colpevole? Abbiamo parlato e scritto di condanna.
Infatti, ad oggi, il De Michele, oltre ad essere imputato è condannato (nei gradi sopra descritti) e non colpevole; solo in caso di sentenza definitiva il titolo potrebbe essere « ispettore capo De Michele: colpevole per lesioni e minaccia.»
Fatta questa breve lezione di diritto, passiamo alla seconda fase, a mio avviso molto più imbarazzante rispetto a quella raccontata nel primo articolo.
Subito dopo la pubblicazione della notizia, in tanti hanno espresso vicinanza al condannato. Addirittura c’era un post che scriveva « Io sto con Gaetano De Michele».
Non aggiungo una parola.
Poi arrivavano i commenti che mettevano in dubbio la veridicità della notizia, altri che dicevano che il tutto era impossibile perché il De Michele sarebbe una brava persona.
Insomma, per i tuttologi del web, tutti noi avremmo sbagliato, i magistrati, il giornalista ma il condannato no. Lui è impossibile.
Proviamo a mettere giù una riflessione. Secondo queste menti, il De Michele meriterebbe vicinanza. E la vittima? Cosa meriterebbe? Non c’è stato un solo commento che ha espresso solidarietà nei suoi confronti. Vergognoso.
Eppure, è stata istituita la giornata internazionale contro la violenza sulle donne: dalle scarpe rosse come simbolo.
Poi magari, proprio questi signori che esprimono vicinanza all’autore del reato, dinanzi ad una notizia di femminicidio, stupro, violenza, nei confronti di una donna si metterebbero ad urlare allo scandalo. Vi porgo una domanda. Se un uomo ad esempio, dovesse picchiare, violentare una donna a voi vicina, madre, sorella, moglie, sino a quando non arriva la sentenza definitiva di condanna, esprimereste vicinanza all’autore del reato? Scrivereste pubblicamente sono vicino a chi ha violentato mia moglie perché nessuno è colpevole sino a prova contraria?
Aberrante!
Questo fenomeno personalmente mi fa paura. Per carità, nessuno dice che, dopo la notizia, ci saremmo dovuti sentire in diritto di “tritare” il condannato ma la vicinanza proprio no. Questo modo di fare, significa mancare di rispetto alla vittima, alla donna e a tutte le donne.
In ultima analisi.
Abbiamo deciso di pubblicare tale notizia perché ha rilevanza pubblica, eccome se la ha.
Tutti, in particolar modo i giornalisti, ma ogni singolo cittadino, deve sentirsi in dovere di denunciare queste condotte ma non per “massacrare il condannato” ma per mettere in guardia chicchessia, ed in particolar modo tutte le donne: della serie, io ti avevo avvertito, poi sei libera di fare quello che vuoi.
Noi lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo e ce ne infischiamo dei continui attacchi che subiamo.
Infatti, dopo la pubblicazione dell’articolo, sono nati come funghi i profili fake (oltre ad avere una mezza idea di chi ci sia dietro ci congratuliamo per il coraggio di esprimersi in prima persona) con l’intento di screditare il sottoscritto: si prende in giro il mio peso, si parla di andare a fare i cartoni, che sono un trimone…..peccato però che tra questo letame che ci viene gentilmente regalato, il fake non può permettersi il lusso di parlare di condanne penali che avrei ricevuto. Semplice, non ce ne sono.
Oggi, alle ore 20:00 in piazza Silvio Orlandi ci sarà l’evento “Mafia Nostra”, dove saranno presenti ospiti illustri, come magistrati Angela Tomasicchio, Alfonso Orazio Maria Pappalardo, Ciro Angelillis, nonchè il questore di Bari Giovanni Signer, e ci auguriamo che in questa occasione si parli anche di questi fenomeni che avvengono sui social.
Massimo Sportelli